Ore di passione a Strasburgo

Davanti alla coscienza dell’Europa

Il collegio dei commissari europei, si è riunito ieri a Strasburgo, per iniziare l’esame delle leggi di stabilità dei paesi membri, in vista del prossimo giudizio del 18 maggio. La Commissione sembrerebbe orientata a riconoscere tutta la flessibilità aggiuntiva richiesta dall'Italia per riforme, investimenti e migranti. L’unica perplessità riguarda il nostro debito pubblico. Non si è ridotto come promesso nel 2015 e resterà invariato anche nel 2016. Vedendo violata questa regola fondamentale, Bruxelles dovrebbe valutare se il debito italiano resti comunque sostenibile. Questione piuttosto imbarazzante, perché finché si tratta di mostrare manica larga in termini di flessibilità, passi, se ne piccano solo i tedeschi ed finlandesi, ma se si afferma che la violazione delle regole non compromette gli obiettivi prefigurati, ecco che tutti iniziano a dubitare se poi le regole servono a qualcosa. In queste ore il "negoziato strategico” con l’Italia è ancora aperto e pure c’è già chi è convinto sia inevitabile la procedura per debito eccessivo. A quel punto saremmo capo a dodici, con chi sostiene che le regole sono stupide e chi pretende vengano rispettate comunque. In verità ci si sta convincendo che regole stupide sia meglio ignorarle, soprattutto se c’è chi pretende che siano solo gli altri a doverle rispettare, senza preoccuparsi dei suoi comportamenti. E’ un’ora molto difficile quella che si trova a dover affrontare l’Unione europea, costretta a prendere sempre più consapevolezza di aver costruito un edificio comune dove nessuno si sente più a proprio agio. Non i greci, che hanno truccato i bilanci dal primo momento utile, non gli austriaci, che ora vogliono chiudere le frontiere, non gli italiani, che si vogliono tenere intatto il loro debito, non i tedeschi, convinti di essere una superpotenza a cui nessuno possa dire niente. Il problema è che se ognuno voleva tenersi i suoi difetti, senza doverli mai mettere in discussione, a che pro stare ancora un solo mese nell’Unione monetaria? I paesi membri si richiudano in se stessi e nelle loro pessime abitudini. Il giorno che finalmente si saranno liberati da questo terribile fardello unitario, magari si ricorderanno che se l’erano imposto proprio per cercare di correggersi, perché i loro soli governi nazionali, tutte le loro classi dirigenti, proprio non ne erano capaci.

Roma, 11 maggio 2016